danielemennella82@gmail.com
TU CHE MI BACI
Tu che mi baci all’improvviso cogliendomi di sorpresa,
Oppure quando mi sussurri all’orecchio con
dolcezza il tuo arrivo, io fremo.
Mi baci con avidità, lasciandomi il segno, con la
voglia di mangiarmi per intero.
Vorrei mandarti via, ti giuro che vorrei, ma non
ci riesco.
L’attrazione tra i nostri corpi è più forte della
gravità e di ogni altra forza esistente sulla Terra.
Tu che mi baci nei sogni e poi vai via,
lasciandomi con l’amaro in bocca perché al risveglio non sei più qui.
Tu che mi baci e sfuggi al mio sguardo,
imbarazzata e sorridente, come una scolaretta timida.
L’unico colore che posso donarti è il vermiglio;
la tinta del mio cuore e di tutto quello che ti ho donato.
Tu che mi baci.
Vaffanculo zanzara di merda.
LE SCIMMIE
C’era
una volta in una giungla un branco di scimmie, che viveva in pace e armonia.
Un
giorno, trovarono uno specchio dimenticato da qualche accampamento di uomini. Il Capobranco si mosse per primo verso
l’insolito oggetto e impiegò poco tempo a capire che la scimmia che vedeva
dall’altro lato era lui stesso.
Tutti
sfilarono davanti allo specchio e ognuno provò divertimento e piacere nel
guardare la propria immagine.
Benché
ingombrante da trasportare, non si separarono più da quell’arnese . Quel nuovo oggetto sembrava aver dotato di una
nuova profondità il gruppo. Tutti vezzeggiavano lì davanti, assumevano pose
strane e osservavano il proprio corpo cambiare .
L'INSALATA RUSSA
Per carità, l’insalata russa non la voglio più nella
mia trattoria. Non è questione di razzismo credetemi. L’ultima volta che era a
cena è successo un macello. Siamo andati tutti a dormire e lei ha cominciato a
russare non facendoci più chiudere occhio. L’ho svegliata e la maionese è
impazzita. Ci siamo messi in tre per mantenerla. La panna montata cominciò a
dire: “Ecco con me non succede perché sono la più bella, la più bianca, la
migliore”. L’agitazione generale fece insorgere pure il gambero rosso che
cominciò a cantare le note di resistenza di “Bolla ciao” e da lì perdemmo il
controllo della situazione. Le melanzane si organizzarono nelle truppe
Parmigiane per attaccarci a suon di uva a grappolo, fummo travolti dalla
mozzarella in carrozza trainata da caciocavallo. Guido il cuoco cercò di
afferrare un coltello ma un peperone imbottito si fece esplodere, sfigurandolo
a vita con capperi e olive.
[Opera integrale]
[Opera integrale]
PER PRANZO PORCELLI
Riscrittura della fiaba dei “Tre Porcellini”.
Per pranzo pasciuti prosciutti porcelli
pensò Pelo Perfido prepotente. Pertanto piccoli porcelli parenti preoccupati
(Porcellino Pao, Porcellino Peo, Porcellino Pio), prepararono protezioni
proprie. Porcellino Pao preparò per pigrizia protezione per paglia. Pelo
perfido prepotente passeggiava per prati, prese pieni polmoni, polverizzando
protezione pagliericcio poi pappò Porcellino Pao. Porcellino Peo preparò
pavoneggiandosi protezione posizionando pezzi pino. Pelo Perfido prepotente
passeggiava per prati, prese pieni polmoni, piegando pezzi pino poi pappò
Porcellino Peo. Porcellino Pio preferì preparare particolare protezione ponendo
pezzi pesanti pietrosi. Pelo Perfido prepotente prese pieno polmoni per
provocare passaggio poi pietosamente perse potenza. Poi provò penetrando
penzolante pergolato pertugio posto per passaggio puzzo. Porcellino Pio, per
prenderlo pose pentolone, preparò pira. Pelo Perfido prepotente precipitò
perendo
Salvatore Brancaccio
gatsu_berserker@hotmail.it
(+39) 3897889947
UN AMORE INNOCENTE
Di quando avevo otto anni ricordo davvero pochissimo. Non ricordo la scuola. Non ricordo i miei giocattoli o il mio programma preferito in tv. Non ricordo la maggior parte dei miei compagni di scuola e sono convinto che se li rivedessi ora probabilmente nemmeno li riconoscerei. Forrest Gump diceva che è strano come alcune cose le ricordi perfettamente mentre altre invece per niente. Io ricordo perfettamente quel singolo giorno. Un giorno di metà Aprile. Il giorno in cui sperimentai per la prima volta degli acerbi e teneri sentimenti che un giorno avrei chiamato “amore”. Ricordo perfettamente quel giorno. Era lunedì di Pasqua ed io lo passai con la mia famiglia. Se non ricordo male, lo passai solo con mia madre e altri parenti nemmeno tanto stretti. Fratelli e cugini di un mio zio, credo.
Mi ricordo bene l’arrivo nella piccola proprietà di campagna in mezzo al verde e a poca distanza da una grossa e fitta pineta. Mi ricordo quel giorno. Ricordo il sole cocente che colorava in varie tinte di giallo tutto quello che mi circondava. Ricordo il profumo del pane fatto in casa, quello dell’erba martoriata dal sole, quello del terreno ancora bagnato dopo esser stato innaffiato. Ricordo la sensazione che provavo sulle dita quando, per gioco, staccavo pezzi di corteccia dagli alberi. Ricordo il cinguettio degli uccelli e il vento che soffiava nelle orecchie. Mi ricordo lei. Era una bambina, come me: i capelli biondi, gli occhietti vispi e azzurri. Le lentiggini le avvolgevano il viso e indossava uno di quegli orrendi vestitini rosa e tappezzati di fiori che le mamme scelgono per le loro bambine. Le scarpette con la cinghia e i calzettoni bianchi fino al ginocchio. Si Chiamava Chiara e non l’avevo mai vista prima. Si chiamava Chiara e per tutta la giornata fu la mia fidanzatina. Gli adulti erano troppo presi dai loro pensieri e nemmeno si accorsero della tenerezza sbocciata tra i due unici bambini presenti.
[Opera integrale]
LA CASA DELL’ANGELO CADUTO
Ruben arrivò finalmente nella sua nuova casa
Londinese. Una bellissima casa a due piani che grazie al suo nuovo lavoro alla
BD Informatica poteva permettersi.
Una sensazione di stanchezza profonda colse Ruben proprio mentre disfaceva
l’ultima valigia. Era notte ormai.
Fino ad allora non aveva sentito la stanchezza del viaggio ma improvvisamente il
sonno s’impossessò dei suoi occhi.
Lasciò lì la valigia aperta e si mise a letto.
Con lo sguardo fisso sul soffitto, Ruben si perse nei suoi pensieri. Era un bel
ragazzo. Un ragazzo molto curato. Abbatteva così il preconcetto degli abitanti
di città secondo il quale gli abitanti della provincia fossero tutti rozzi e
bifolchi. Ruben invece aveva un portamento regale e un modo di fare deciso.
Aveva dei bei capelli neri che gli scivolavano con leggerezza sulle spalle e
sul viso, coprendogli gli splendidi occhi verdi. Era sempre stato un rubacuori
Ruben, e ora che era in città non aveva alcuna intenzione di smettere. L'ANGELO CADUTO
L' angelo caduto piange
Piange per ogni uomo che ha peccato
Per ogni donna picchiata
Piange perchè non vedrà mai più il paradiso
Piange perchè preferirebbe l'inferno
[Opera integrale]
Piange per ogni uomo che ha peccato
Per ogni donna picchiata
Piange perchè non vedrà mai più il paradiso
Piange perchè preferirebbe l'inferno
[Opera integrale]